Su “Massenpsychologie”.
Una discussione "après-coup"

 Uno scambio epistolare sul webinar del 23 aprile 2021,
“Nostalgia del padre”

JEAN-LUC NANCY (24 aprile 2021) :

Cari Sergio e Divya,

Vorrei aggiungere qualche ulteriore precisazione alla discussione di ieri, visto che ne è mancato il tempo: la prova evidente che Freud non si occupa della politica in Massenpsychologie (né altrove) è che cita i casi per lui esemplari dell’esercito e della chiesa, che sono per l’appunto fuori della politica o addirittura anti-politici. Queste ‘folle organizzate’ rispondono a un principio già dato in precedenza, trascendente (per l’esercito è il principe o la Patria, per la Chiesa Dio). Ma la politica comincia quando non c’è un principio dato – e in questo è an-archica ‘per principio’.

Freud è ‘archefilico’ come ho ricordato (credo) nel testo (adoperando un neologismo che Lacoue-Labarthe e io avevamo coniato in Il panico politico, un testo che era già un commento alla Massenpsychologie). Il che vuol dire che da un lato pensa come tutti che un capo serve, dall’altro non si chiede cosa significhi “democrazia”… Ci può essere inoltre un legame con le sue preoccupazioni di capo del gruppo psicoanalitico… inizio di tutta una serie di lotte di potere nella psicoanalisi di cui Sergio ha parlato ieri.

Naturalmente, la questione del desiderio di un capo rimane, MA ciò che maggiormente intriga Freud è la identificazione reciproca fra esseri umani. L’identificazione con una figura trascendente è molto più semplice di quella precedente – e Freud ammette di non averne sciolto l’enigma.

Quello che d’altro canto possiamo dire è solo che, nel suo mito del primo narratore dell’omicidio del Padre, Freud vede con chiarezza che devono esserci entrambi i tipi di identificazione – ma cancella un po’ questo punto trascurando, sicuramente di proposito, una frase di Hans Sachs, come ho spiegato nel mio testo (ma ieri ho saltato questo passaggio). E sulla reciproca identificazione riconosce di non aver risolto il problema.

Quindi direi che Freud pone in negativo il problema della democrazia: come associare i soggetti a qualcosa di diverso dall’Eros? a una relazione non di soggetto a oggetto ma di soggetto a soggetto? Intuisce che questo passa attraverso l’arte (la poesia) ma si guarda bene dall’andarlo a cercare nella politica…

Ecco tutto. A entrambi con amicizia.

SERGIO BENVENUTO (24 aprile 2021) :

Caro Jean-Luc e cara Divya,

Quando dico che la società di cui si occupa Freud è la ‘società politica’, intendo semplicemente dire che è interessato alle ‘folle’ alle quali si appartiene per scelta, anche se la scelta è spesso solo presunta. Questo è il motivo per cui ha scritto una Massenpsychologiee non una Gesellschaftpsychologie, e nemmeno una Gemeinschaftpsychologie.

In questo senso, la chiesa e l’esercito sono delle Massendel tutto politiche, perché non si nasce ‘militari’; e anche se da bambini veniamo battezzati dai nostri genitori, diamo per scontato che ognuno, in seguito, sceglierà di essere cristiano, o islamico, o buddista, ecc. Mentre non si scegliedi nascere francese, indiano o italiano; oppure ricco o povero. Una Masseè qualcosa a cui si aderisce, una società è qualcosa in cui si abita. Anche se, a tempo debito, si può emigrare. Un’enorme prigione non è una Masse.

Penso quindi che Freud si occupi dei ‘collettivi partecipati’, non dei ‘collettivi obbligati’.

Credo che Jean-Luc non consideri l’esercito e la Chiesa delle Massenpolitiche forse perché identifica la politica con quella che chiamerei “politica fredda”, quella fatta di trattative o conflitti tra interessi divergenti.

Non sto quindi dicendo che Freud si occupa di gruppi politici nel senso aristotelico, secondo il quale l’uomo sarebbe ζῷον πολιτικόν: si occupa piuttosto delle ‘folle’ che si formano in vista di un obiettivo.

Tu dici, Jean-Luc, che l’esercito e la chiesa sono “’folle organizzate’ che rispondono a un principio già dato in precedenza, trascendente”. Ma per politica intendo proprio questo: folle organizzate in relazione a un principio predeterminato e trascendente. Ad esempio, i partiti comunisti erano come delle chiese, organizzati attorno a un principio trascendente dato in precedenza (il socialismo), e credo non si possa negare che i partiti comunisti fossero qualcosa di politico. Ma questo si può dire anche di qualsiasi altro partito che si basi su un progetto. Anche il Front National di Le Pen si basa su un ideale trascendente, anche se secondo noi retrogrado: il culto della Patria.

Dei tre tipi di potere che Weber prospettava – burocratico, tradizionale e carismatico – Freud in realtà è interessato solo a quello carismatico, da qui l’importanza che dà al Führer.In altre parole: alle Massen calde, non a quelle fredde. La legalità burocratica è essenziale in una società, ma non fa Masse: si tratta di un funzionamento neutro che non richiede la nostra adesione personale, né un Führer. E anche riguardo la tradizione, non la si sceglie, ‘le si appartiene’ dalla nascita.

Ad esempio, Freud non parla affatto di economia: perché l’economia non è qualcosa a cui si aderisce. Non esiste un ‘Partito dell’Economia’. Devi avere denaro per vivere, ecco tutto, non c’è bisogno di ‘credere’ nell’economia (è il contrario della posizione di Benjamin e Agamben, per esempio, su questo argomento).

E così, Freud parla della chiesa (che si potrebbe definire ‘la folla di Dio’, il popolo di Dio) ma non dei riti e delle credenze religiose, che possono essere una parte importante della vita sociale: perché la religione non è una Massenecessariamente organizzata. La religione come tale ‘riveste’ la vita sociale. Ma esistono partiti religiosi, ed è allora che la religione si fa politica, Masse.

Secondo me è per questo che Freud non parla della democrazia, perché è un meccanismo per scegliere chi dovrà governare: è un protocollo, non è una Masse. Certo, ci sono stati e ci sono ‘partiti democratici’, ma nella misura in cui la democrazia diventa programma politico, qualcosa che richiede la nostra adesione di parte. E non appena un paese funziona democraticamente, un ‘partito democratico’ perde senso. È vero che negli USA c’è un “democraticparty“ – e c’è anche un Partito Democratico italiano – ma questo nome giunge come un’eredità del passato, quando la democrazia in America non era ancora compiuta e quindi si poteva farne un programma.

C’è una parte del pensiero politico moderno che tende a vedere la società stessa come un prodotto politico, piuttosto che viceversa (che cioè prima di tutto occorre una società, e la politica si definisce al suo interno). È il caso del pensiero, per esempio, di Ernesto Laclau (The Populist Reason).

Possiamo dire che anche Freud si interroga sulla supposta genesi politica di qualsiasi società.

Si può leggere in questo senso il mito del parricidio del padre dell’orda: attraverso questo mito Freud ipotizza un’origine politica di qualsiasi società. In effetti, un complotto per uccidere il padre-tiranno, e un accordo tra gli assassini, sono atti eminentemente politici. Cosa c’è di più politico di una cospirazione? Freud pensava che la società fosse alla sua origine il risultato di scelte politiche, anche se sanguinose. La cosa può sollevare i nostri dubbi, ma questa era la sua idea.

Posso capire le critiche a Freud per la posizione essenziale che egli attribuisce al Führer. Infatti Lacan, nella sua teoria dei legami sociali (i quattro discorsi), non parla più di leader ma di S1, di significante-padrone. Perché ci sia un legame sociale, deve esserci un significante-padrone, una posizione di padrone, da qualche parte. Nel discorso fra noi tre, che lui definirebbe universitario, il significante-padrone viene rimosso sotto il sapere. Non lo si riesce a intravedere.

Questo è quanto volevo dire nel webinar.

Con amicizia. Sergio

JEAN-LUC NANCY (25 aprile 2021) :

Da parte mia, in Freud vedo solo una cosa essenziale: la nascita mitica della comunità, dello stare-insieme; ‘mitica’ nel senso che passa per la parola. In altri termini, è la parola che fa ciò che è comune, e viceversa; però la parola non in quanto informazione, [ma] come creazione, invenzione o immaginazione e soprattutto creazione della similitudine che non è né medesimezza né esteriorità: questa è la questione dell’identificazione sulla quale Freud inciampa – e io non pretendo di risolvere questa questione, ma di capire piuttosto in che modo essa sia insolubile o non sia affatto una ‘questione’.

E in quanto tale precede interamente tutto ciò che è ‘scelta’ o ‘partecipazione’ e che si può chiamare ‘politica’ solo per un abuso di linguaggio: direi piuttosto che la politica (l’idea stessa della città) è apparsa proprio quando non c’è stata più una trascendenza fondatrice: è questo ciò che la storia greca ci mostra. Mi sembra allora che stiamo parlando su registri eterogenei, il che del resto è normale.

SERGIO BENVENUTO (25 aprile 2021):

Sì, stiamo parlando su registri eterogenei. Ma non credo per questo che si escludano a vicenda.

Sono d’accordo con te, Jean-Luc, che per Freud la nascita della comunità è mitica, nel senso che è un mito a costituirla. E che quindi la teoria di Freud è un mito sull’origine del mito. Sono anche d’accordo con te sulla funzione della parola e del linguaggio nella nascita di una comunità, anche se Freud usa la metafora del ‘poeta epico’.

È vero che quella che viene chiamata politica fa parte integrante di una comunità. Ma nella MassenpsychologieFreud privilegia la dimensione politica della ‘folla’, da cui nasce l’importanza che attribuisce al capo carismatico. Possiamo non essere d’accordo con lui, ma mi sembra che la sua sia una scelta chiara.

JEAN-LUC NANCY (25 aprile 2021) :

Cara Divya,
Finalmente ho potuto leggerti perché la traduzione è abbastanza buona (a parte qualche oscurità), e trovo la tua analisi molto giusta e penetrante! Cogli benissimo quale sia la ricerca di Freud ed è molto interessante orientarla verso la pulsione di morte (visto che potremmo dire che ciò che muore è l’Io e non l’Es) – vale a dire che qui come altrove Freud non cessa di spingere sempre più lontano l’oscurità dell’origine (invece di ‘spiegarla’ come per lo più si pensa) – e da questo punto di vista anche Lacan è parecchio ambiguo: riconosce il mistero (dicendo che è ‘poesia’) ma deve ancora inventarsi delle spiegazioni (come ‘significante-padrone’ o ‘soggetto scisso’, che fondamentalmente sono modi per nominare ciò che non può essere nominato ma che rendono la nominazione possibile).

La mia unica divergenza da te è su quanto ho appena aggiunto nella mia risposta a Sergio: per me il ‘mito’ è la parola nascente in cui in effetti si apre il ‘comune’ – ed è per questo che, come giustamente rilevi, è Freud che inventa il mito del primo mitologo – e lo inventa chiamandolo ‘poeta’, il che è in accordo con quello che ha sempre detto dell’arte – ecco perché l’uso che fai della poesia di Poe è ottimo e l’idea del “mistero dei misteri” esprime esattamente ciò che fa dire a Freud che “le pulsioni sono i nostri miti”.

Il tuo ricorso al mito dell’origine della vita è molto illuminante e hai stabilito un collegamento molto interessante tra i testi freudiani di cui stiamo parlando – e hai ragione a dire che tutto ciò che porta a parlare di desiderio del padrone conta poco rispetto alla questione che tramite Eichmann tu definisci come quella degli ‘agenti’ dell’adesione di massa, che come tu dici possono concretizzarsi in apparati (e io direi che lo fanno sempre) perché si tratta qui – io penso – di una questione specifica della modernità, in cui il mito fondante è in qualche modo diluito (e smarrito in quanto mito religioso o poetico) in una necessità razionale generale (una tecnocrazia).

Non si tratta tanto della questione del mito e del mistero quanto quella, appunto, dell’assenza di mito e del dominio di un presunto ‘logos’ – ed è per questa ragione che ci si ritrova con un insieme di apparati pratico-ideologici che non è neanche più qualcosa che attiene alla ‘politica’.

(ma c’è una cosa che mi sfugge: all’inizio hai esordito parlando di ‘anarchia’ e nel tuo testo non c’è niente al riguardo…???

In ogni caso credo che ciò che indico come an-archia primordiale sia in contatto con quello che dici della pulsione di morte.)

DIVYA DWIVEDI (25 aprile 2021):

Caro Jean-Luc, caro Sergio,

Grazie molte! Sono anche io assai colpita dalla discussione dopo il seminario, e un grande ringraziamento va a te, Jean-Luc, per aver aperto questo dialogo e per i tuoi preziosi commenti al mio testo.

Come ha detto Jean-Luc, la politica è an-archica, cioè “inizia quando non c’è un principio dato”. Vorrei aggiungere che la politica inizia in questo modo perché noi siamo ‘la comunità degli abbandonati’, abbandonata dai fini trascendenti. Le origini e i fini trascendenti non costituiscono le nostre regolarità mutevoli, ma a farlo sono piuttosto le nostre invenzioni e la nostra immaginazione. Alcuni di noi le creano, altri le valutano e altri ancora trovano il modo di scambiarle con nuovi fini.

Mi azzardo a spiegare a modo mio quello che Jean-Luc e Philippe Lacoue-Labarthe definivano ‘archefilico‘ in Freud: Freud cerca l’arché (origine e principio) che governa l’identificazione in modo tale che la Masse e l’individuo possano essere fondati nell’apparato psichico, vale a dire nostalgico, e la trova nella pulsione di morte (“il fine verso cui tende tutta la vita è la morte”), nozione con la quale non posso trovarmi d’accordo. L’arché (come principio) di Freud che corrisponde alla sua arché (come origine), che è la pulsione di morte, è ciò che ho proposto di chiamare il principio di regressione– di cui il principio di piacere sarebbe esso stesso una modifica, dato che l’Eros è una modifica (un Partialtrieb) della pulsione di morte (e che il principio di realtà è esso stesso una modifica del principio di piacere). In questo caso, la nostalgia (pulsione del ritorno) è solo un altro nome per il principio di regressione (la pulsione di morte è la compulsione della ripetizione).

Nei suoi seminari di Zollikon, la inquietudine che Heidegger mostra nei confronti di Freud ci appare anche come una necessaria messa in guardia: vale a dire che questa teoria delle pulsioni era una pura ipotesi e non era scientifica, nemmeno per le norme scientifiche contemporanee; e che sforzandosi di essere scientifico (conservando la relazione cartesiana soggetto-oggetto), Freud sostituì la causalità all’origine che, poiché non si possono trovare spiegazioni nella coscienza, è posta nell’inconscio (dove, come abbiamo visto, pulsa la pulsione di morte come origine; “Trieb ist immer ein Erklärungsversuch […]. Die Erklärungsversuche menschlicher Phänomene aus Trieben haben den methodischen Charakter einer Wissenschaft, deren Sachgebiet gar nicht der Mensch ist, sondern die Mechanik“). (Devo aggiungere che il principio del Nirvanaera tra gli elementi che hanno perpetuato l’esiziale sistema indiano delle caste mediante il suo mito dell’origine, la sua organizzazione sociale, la sua assoluzione e, in seguito, la muta sottomissione che preclude l’apparire del politico nel subcontinente).

Ne consegue che quello che per noi è il vero mistero – come gli individui si identificano tra loro o come i soggetti si relazionano ad altri soggetti senza la mediazione dell’oggetto, come dice Jean-Luc – è escluso da Freud, anche se egli sentiva l’origine come qualcosa risalente al passato, alla preistoria. Secondo Freud, l’identificazione secondaria è fortemente mediata da spostamenti e riorientamenti dell’investimento oggettuale [oggetto-catexis] e dell’identificazione primaria, che ha essa stessa origine nella pulsione di morte, che è a sua volta fortemente mediata (ritardata, deviata, indirizzata) dall’Eros. E l’identificazione primaria alla fase orale è inseparabile dalla prima scelta dell’oggetto (der Anlehnungstypus, ovvero ciò che è “per appoggio” e quindi esso stesso identificativo). Dunque ciò che è da lui chiamata ‘ambivalenza’ è in effetti l’intercambiabilità di ‘avere x’ (oggetto) e ‘essere come x’. In questo modo, essere in comuneavere (qualcosa) in comunesarebbero intercambiabili; essere-conserva il carattere dell’avere-; l’amore conserva questa ambivalenza e Freud perde di vista la esistenza in comuneperché la determina come essere-avere.

Non è allora enorme la differenza che c’è tra l’an-archia e l’identificazione come esistenza in comunedi Jean-Luc e i tipi di identificazione archefilicadi Freud?

È ancora l’ipotesi del mito di Freud a instaurare la nostalgia del padre, poiché sappiamo che il mito di Freud ha il suo principio e la sua origine/fine nella privazione nostalgica (sehnsüchtige Entbehrung) di cui esso è il veicolo e l’esecutore. Mentre l’appello impersonale della poesia o del mito o del linguaggio, come diceva Jean-Luc, rivela la nostra esistenza in comune semplicemente per il fatto di essere detto e non per ciò che viene detto – a condizione di rimanere capaci di ascoltarlo come un appello che non proviene da nessuno.

Da dove verrebbe questa capacità, come possiamo addestrarci ad ascoltare l’oscuro richiamo di ciò che è senza origine? Come scrive Shaj Mohan nel suo saggio “Sul rapporto tra l’oscuro, il criptico e il pubblico”, bisogna imparare a essere l’oscuro animaleche siamo: “La realtà oggettiva della ragione è un’esigenza altrettanto oscura che non è accompagnato da un progetto. La libertà istituisce l’uomo come un animale che non reagisce in modo causale al mondo. La ragione è il potere di essere liberi; la politica rappresenta l’addestramento […] a essere quell’oscuro animale. Il senso che potremmo avere nella chiarificazione dell’uomo come oscuro animale da parte di Kant è quello di un essere che non è sottomesso a nessun progetto, ma che, in realtà, è caratterizzato dalla propria disposizione a qualsiasi progetto”. Questa disposizione ha bisogno della politica come lotta per la libertà, libertà rispetto a dei fini trascendenti. Se ci fosse un nome per questo progetto, sarebbe ‘democrazia’, ​​perché la democrazia non è un protocollo, perché questo progetto non può avere un protocollo predeterminato, poiché i protocolli sono caratterizzati dalla loro ripetizione secondo delle regole. Oggi la politica è divenuta sinonimo di protocolli e di processi gestionali o manageriali, di cui il voto è solo un esempio. Ma la politica non consiste nel formare delle collettività indicando i nostri amici e i nostri nemici e mettendo in scena la falsa narrazione del conflitto di civiltà. Al contrario, la politica in quanto lotta per la libertà è sempre inventiva, poiché le condizioni della politica stessa cambiano; creiamo e lottiamo per condizioni ancora ignote. È questa la ragione per cui, ogni volta che ci battiamo, è per la libertà, vale a dire perché l’aperto resti aperto. E per questo le relazioni reciproche tra arte, filosofia e politica, pur conservandone le rispettive differenze, sono necessarie, altrimenti nessuna di esse sarà individualmente possibile. Demosophianon è il nome anche di un tale compito, di una tale promessa?

È quindi vero che Freud non poteva cercare l’identificazione reciproca o l’esistenza in comune nella politica, anche se avrebbe dovuto farlo, e che non gli era possibile pensare la democrazia; e neanche poteva rintracciare la nascita di ciò che è comune nell’arte e nella poesia (la forza della inventività e gli appelli che ci richiamano in modo impersonale, non soggettivo) visto che non sapeva concepire una comunità (o una folla o una massa, se si preferisce) non organizzata da qualcuno in posizione di capo (nella quale un oggetto viene eretto a funzione di capo) o da un’idea trascendente (patria, principe, sacerdote, dio, vale a dire un’idea o un elemento che andrebbe a occupare lo stesso status di un capo).

Voglio ricordare qui che il nostro seminario si è svolto sotto il pressante appello lanciato da Jean-Luc circa la disastrosa situazione della pandemia, in particolare in India, Brasile, e in altri luoghi. In India, ci viene costantemente raccontato il mito di un potentissimo leader decoloniale-indigeno che nel febbraio 2021 avrebbe sconfitto il Covid. Questa vera e propria bufala ha fatto sì che in questo mese avvenisse un’autentica catastrofe senza che vi sia stata alcuna opposizione, critica o disamina nei riguardi di questo capo e del suo governo. E le ceneri si levano dalle pire funebri ai margini delle strade. Questa menzogna è stata pianificata e consolidata non dalla struttura mitica della credenza (come se la popolazione desiderasse credere alla bufala di un capo) ma dalla forza concertata dei media, del sistema giudiziario, delle grandi aziende che hanno il potere di non tener conto di ciò che la gente pensa e vuole. (Anche oggi, il governo ha chiesto a Twitter di rimuovere i tweet critici alla sua gestione della pandemia, e poiché Twitter si attiene unicamente al proprio interesse economico, non è possibile ascoltare la reale incredulità del popolo indiano nei confronti di questa mitologia).

In effetti, questo è il motivo per cui la massa di Freud è anti-politica. L’anti-politica dobbiamo imparare a riconoscerla. Shaj e io avevamo cercato di mettere in luce la medesima anti-politica operante nella vita e negli scritti di un altro influente pensatore, vale a dire l’anti-politica teologicadi Gandhi.

Ma il compito più importante da svolgere è questo: ridefinire l’Eros stesso, l’inconscio (che Freud ci ha insegnato a non ignorare), l’identificazione (o essere-con; e il lavoro di Jean-Luc è già l’inizio di tale revisione), e l’’origine’.

Con tutta la mia amicizia per voi. Divya

SERGIO BENVENUTO (30 aprile 2021):

Caro Jean-Luc, cara Divya,

Avete sollevato una gran quantità di problemi e i miei commenti rischierebbero di andare troppo per le lunghe.

In effetti, sto terminando un libro sulla Massenpsychologie, che sarà pubblicato in italiano quest’estate. Un instant book. Purtroppo è in italiano, ma lavorerò a un’edizione inglese e/o francese.

Continuo a pensare che la Massedi cui parla Freud sia politica, per i motivi che ho spiegato. Ma è molto possibile che voi diate a ‘politica’ e quindi ad ‘anti-politica’ un significato del tutto speciale, il che è legittimo. Ma che non corrisponde affatto al senso che gli dà, per esempio, Aristotele.

Se leggiamo gli antropologi, ci rendiamo conto che la dimensione politica è presente in qualsiasi società, anche in quelle molto primitive. Per esempio, Lévi-Strauss ha parlato della grande abilità politica di un capo Nambikwara… e i Nambikwara del Brasile erano tra i popoli più poveri e primitivi del mondo.

Da quanto ho capito, voi considerate la politica una dimensione relativamente recente, successiva alla fine di un principio trascendente che regola la comunità. Mi sembra di capire che identificate la politica con la democrazia, a partire dalla democrazia greca, e che le date un significato alquantomoderno… E Divya sembra identificare la lotta politica con quella per la libertà. Quindi il nostro disaccordo è comprensibile: per ‘politico’ intendiamo due cose diverse.

In effetti, la nostra epoca, attraverso la democrazia e il socialismo, cerca di politicizzare l’intera società. Nell’Ancien Régime la politica era fatta dai Grandi, oggi pensiamo che il sovrano sia il popolo, e quindi il popolo, come ogni sovrano, devefare politica. La nostra società non è più dove siamo nati, ma ciò che ne facciamo.Ma, ripeto, questo senso della politica è molto recente, nasce con le rivoluzioni americana e francese.

Vorrei solo qui dire una cosa sull’identificazione tra i membri di una Masse. Se ho ben capito, questo pone dei problemi a Divya.

Infatti Freud chiama ‘identificazione’ processi molto diversi. La distinzione, proposta da Lacan, tra un’identificazione immaginaria e un’identificazione simbolica è già un inizio per chiarire questo concetto.

Per Freud, il Führer non è un oggetto d’identificazione ma d’amore, mentre i membri della stessa Massesono oggetti d’identificazione. Ho qualche difficoltà però a chiamare ‘identificazione’ il legame che si ha tra ‘compagni’. Da giovane sono stato un attivista politico e quindi so come vanno queste cose. Credo che fra i membri di una Masseci sia un legame di fratellanza o sorellanza, fraternité. Come siamo fratelli e sorelle in relazione a un genitore comune, così allo stesso modo siamo ‘dalla stessa parte’ (politica, filosofica, artistica, militare, ecc.) se seguiamo lo stesso leader – o, secondo la ri-scrittura di Lacan, se ci mettiamo sotto lo stesso Significante-Padrone. Ci sentiamo ‘fratelli’ o ‘sorelle’ grazie a una condivisione simbolica, per il fatto di stare dentro o fuori questa linea simbolica. E basta che questa linea simbolica si sposti perché la fraternità (chiamata da Freud identificazione) diventi ‘fraguerranità’… Il cameratismo è impensabile senza una distinzione simbolica tra ‘amici’ e ‘nemici’, come ha detto Carl Schmitt. E se non ci sono nemici, c’è comunque una divisione tra ‘noi’ e ‘tutti gli altri’.

La differenza rispetto a Freud è che egli vede ancora il Führer come una persona concreta, ma il Führer può essere la Causa. La Causa è la causa (nel senso di aition) di qualsiasi Masse. In questo senso dico che la folla di cui si occupa Freud è essenzialmente politica. Il che non esclude che occorrerebbe analizzare anche la pulsione anti-politica, io direi l’illusione anti-politica.

In effetti, i partiti definibili come ‘conservatori’ fanno spesso appello all’anti-politica nel dire all’elettore: “Fatti solo gli affari tuoi! Governerò in modo che tu non debba occuparti di politica!” Nelle società moderne molta politica si basa sull’angoscia della politica, cioè molti evitano di pensare alla politica perché questo vuol dire dover pensare al ‘bene degli altri, mentre molti non si preoccupano di altro che del proprio ‘bene’. Ecco che l’anti-politica si rivela un’illusione, un auto-inganno: se vivi in ​​una società, devi pensare ai problemi degli altri. Questo è il motivo per cui il tipico detto di destra è: “Qui non si parla di politica!” Ma questa è già una sorta di ricetta politica… Kant aveva parlato di ungesellige Geselligkeit; noi dovremmo parlare anche di unpolitische Politik.

A presto. Sergio